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DiRaffaele Boccia

Obbligo al mantenimento dei figli: quando si prescrive e quando cessa

In tema di separazione e di divorzio, il diritto alla corresponsione dell’assegno di mantenimento per il coniuge, così come il diritto agli assegni di mantenimento per i figli, in quanto aventi ad oggetto prestazioni autonome, distinte e periodiche, non si prescrivono a decorrere da un unico termine rappresentato dalla data della pronuncia della sentenza di separazione o di divorzio, ma dalle singole scadenze delle prestazioni dovute, in relazione alle quali sorge di volta in volta il diritto all’adempimento.

Va sfatata, dunque, la ricorrente opinione che vuole che, decorsi dieci anni dalla sentenza di separazione o divorzio, Leggi tutto

DiRaffaele Boccia

Niente mantenimento al figlio maggiorenne che abbandona il lavoro

La Cassazione (sez. I  22 Novembre 2010 n. 23590) conferma nuovamente il suo consolidato orientamento (Cass. 2 dicembre 2005 n. 26259; 7 luglio 2004 n. 12477).

Il diritto del coniuge separato di ottenere dall’altro coniuge un assegno per il mantenimento del figlio maggiorenne convivente è da escludere quando quest’ultimo, ancorché allo stato non autosufficiente economicamente, abbia in passato iniziato ad espletare un’attività lavorativa, così dimostrando il raggiungimento di un’adeguata capacità e determinando la cessazione del corrispondente obbligo di mantenimento da parte del genitore, senza che assuma rilievo il sopravvenire di circostanze ulteriori le quali, se pur determinano l’effetto di renderlo privo di sostentamento economico, non possono far risorgere un obbligo di mantenimento i cui presupposti siano già venuti meno.

Nè assume rilievo il sopravvenire di circostanze ulteriori (come, ad esempio, la negatività dell’andamento dell’attività commerciale dal medesimo espletata).

Restando ferma, ovviamente, l’obbligazione alimentare, fondata su presupposti affatto diversi e azionabile direttamente dal figlio e non dal genitore convivente.

DiRaffaele Boccia

Il danno cagionato alla madre divorziata dal figlio maggiorenne

Buongiorno, sono una mamma divorziata con un figlio maggiorenne. La settimana scorsa ha avuto un incidente per asfalto scivoloso. La macchina ha subito un grosso danno. Vorrei sapere se il padre spetta la metà del danno in quanto la macchina è di mia proprietà? Grazie. cordiali saluti (Anna, email)

Gentile signora, se la responsabilità per il sinistro è addebitabile esclusivamente a suo figlio (e non, ad esempio alla condotta, anche concorrente, di altro automobilista), lui deve rispondere, in quanto maggiorenne, delle conseguenze della sua imperizia.

Chiunque, avendo la capacità di intendere e volere, cagiona ad altri un danno, è tenuto a risarcirlo: in questo caso, solo lei potrebbe richiedergli i danni, non potendo pretendere il risarcimento da nessun altro.

Suo marito è tenuto a contribuire al mantenimento del figlio maggiorenne, se non autosufficiente dal punto di vista economico, ma nel caso da lei prospettato ritengo che i danni esulano dal concetto di mantenimento e incombono esclusivamente sul ragazzo. Ritengo molto difficile poter sostenere che questo tipo di spesa, poichè cagionata a chi è tenuto al mantenimento, rientra tra quelle straordinarie, al pari di quelle mediche o di istruzione, cui ciascun genitore è tenuto a partecipare.

In tal senso, ho rinvenuto una pronuncia del Tribunale di Piacenza (sentenza del 02/02/2010 n. 82) che ha ritenuto che, laddove l’auto sia intestata alla madre e non sia normalmente in uso al figlio, la spesa per la riparazione della stessa non può essere considerata spesa straordinaria e, come tale, a carico dei genitori nella misura prevista nelle condizioni di separazione.

Piuttosto, se il sinistro si è verificato a causa di un’insidia presente sulla sede stradale (ad esempio, olio sulla carreggiata), potrebbe ipotizzarsi una responsabilità dell’Ente proprietario della strada (normalmente il Comune).

Per completezza, vale la pena ricordare che dal punto di vista penale non è punibile chi abbia commesso il reato di danneggiamento in danno di un parente prossimo (art.649 c.p.).

DiRaffaele Boccia

L’obbligo del mantenimento persiste quando il figlio si assenta per motivi di studio o percepisce una borsa di studio

Quando il genitore affidatario e il figlio coabitano, il primo, separato o divorziato, pur dopo che il figlio (non ancora autosufficiente) sia divenuto maggiorenne, continua, in assenza di un’autonoma richiesta da parte di quest’ultimo, ad essere legittimato “iure proprio” ad ottenere dall’altro genitore il pagamento dell’assegno per il mantenimento del figlio, sempre che persista il rapporto di coabitazione .

Perchè ricorra il detto requisito della coabitazione, è sufficiente  che il figlio maggiorenne – pur in assenza di una quotidiana coabitazione, che può essere impedita dalla necessità di assentarsi con frequenza, anche per non brevi periodi, per motivi, ad esempio, di studio – mantenga tuttavia un collegamento stabile con l’abitazione del genitore, facendovi ritorno ogniqualvolta gli impegni glielo consentano, e questo collegamento, se da un lato costituisce un sufficiente elemento per ritenere non interrotto il rapporto che lo lega alla casa familiare, dall’altro concreta la possibilità per tale genitore di provvedere, sia pure con modalità diverse, alle esigenze del figlio (in tal senso, recentemente anche Cassazione civile  sez. I, 22 marzo 2010, n.6861).

Spetta, dunque, al coniuge non affidatario dar prova che il figlio svolga un’attività lavorativa stabile e tale da garantirgli un sufficiente reddito proprio, non essendo sufficiente dimostrare che esso non viva più stabilmente con l’altro genitore.

D’altra parte, neppure la circostanza che il figlio percepisca una borsa di studio universitaria o altri compensi attribuiti in vista dell’apprendimento di una professione, è equiparabile agli ordinari rapporti di lavoro subordinato, in ragione della loro stessa natura, consistenza e temporaneità. Pertanto, per far venir meno l’obbligo al mantenimento, non è sufficiente il mero godimento di un reddito quale che sia, occorrendo, altresì, la prova della sua adeguatezza ad assicurare al figlio, anche con riferimento alla durata del rapporto in futuro, la completa autosufficienza economica (Cassazione civile  sez. I, 14 aprile 2010, n. 8954).

In linea generale, infatti, l’obbligo dei genitori al mantenimento dei figli non cessa “ipso iure” con il raggiungimento della maggiore età da parte di questi, ma perdura, immutato, fino a che il genitore interessato alla declaratoria della cessazione dell’obbligo stesso non dia la prova che il figlio ha raggiunto l’indipendenza economica, ovvero che sia stato posto in condizione di poter essere autosufficiente, ma non ne abbia tratto profitto per sua colpa.

DiRaffaele Boccia

Da quando decorre l’assegno di mantenimento

A dicembre ho l’udienza di separazione da mio marito. Ho intrapreso la via giudiziale. Volevo capire se l’assegno che dovrà versarmi decorre dalla udienza o posso chiedergli anche gli arretrati. Grazie (Manuela, email)

L’assegno di mantenimento a favore del coniuge, fissato in sede di separazione, decorre dalla data della domanda, cioè dal giorno in cui è stata presentata l’istanza di separazione in Tribunale, sempre se in tale momento esistevano le condizioni per l’emanazione del relativo provvedimento.

Ciò non esclude il potere del giudice, nel successivo giudizio di merito, di graduare e differenziare nel tempo la entità dell’assegno di mantenimento del coniuge e dei figli, modulandola in funzione del complesso dei dati concretamente accertati.